SOLETERRE CHILDREN CENTER

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©Fabio Bucciarelli from the project ‘Occupied Territories’, Gaza 2018
Il 10 luglio 2025 è stato inaugurato il Soleterre Children Center, primo centro permanente per la cura del trauma psicologico infantile da guerra in Cisgiordania. Un presidio stabile, a 300 metri dall’Ospedale pubblico di Beit Jala, in cui già interviene Soleterre e in cui Every Child Is My Child ha finanziato il progetto Every Child in life and peace – l’unico a offrire cure oncologiche pediatriche – pensato per restituire cura, sicurezza e parole a chi ha perso troppo presto il significato della paura.
Secondo il Palestinian Health Report (2022), solo il 15% dei bambini palestinesi riceve supporto psicologico, mentre secondo il report del Mental Health & Psychosocial Support Network (2025), 1 su 2 mostra sintomi da PTSD, il 58% fatica a concentrarsi e quasi il 40% smette di parlare o si isola. In Palestina, dove vivono 5,5 milioni di persone ma ci sono solo 250 psicologi (1 ogni 22.232 abitanti), parlare di trauma non è emergenza: è realtà quotidiana. Il 58% manifesta difficoltà di apprendimento e quasi il 40% soffre di mutismo selettivo o isolamento. A questi si aggiungono i segni del CTSD – Continuous Traumatic Stress Disorder, una sindrome cronica anche chiamata “sindrome palestinese” causata da perdite, umiliazioni a causa di incursioni armate, minacce costanti.
In un contesto segnato da conflitti armati e crisi sistemica prolungata, il Soleterre Children Center nasce come intervento strutturale per affrontare il trauma psicologico complesso e collettivo che colpisce l’infanzia in Cisgiordania. Il centro non si propone di cancellare il dolore, ma di renderlo pensabile e narrabile: trasformare la paura in linguaggio, riattivare le capacità di autoregolazione, ricostruire fiducia, senso di sicurezza e legami affettivi primari.
Promosso da Soleterre in collaborazione con VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) e finanziato da Every Child Is My Child ETS e Anna Foglietta, 8xMille Chiesa Cattolica, Piazza Pulita e Corrado Formigli, Stefania Andreoli e la sua fan-baseil Centro offrirà alla popolazione diversi servizi: tra gli altri, oltre 1.200 colloqui psicologici individuali per 400 bambini con patologie pediatriche croniche (inclusi i tumori) provenienti dal sud della Palestina (prevalentemente dall’area di Hebron) e curati presso il Beit Jala Hospital, Caritas Baby Hospital e il Family Hospital di Betlemme: sostegno psicologico a familiari e personale ospedaliero; terapie di gruppo e spazi di condivisione sicuri; attività educative e ludiche per bambine e bambini; formazione continua e supervisione per operatori sanitari e psicosociali; incontri istituzionali con stakeholder locali per rafforzare la rete di protezione e cura.
La cura inizia dall’invisibile. La mente, con tutti i traumi che raccoglie, è spesso considerata un aspetto secondario rispetto alle ferite fisiche. Ma per me, è fondamentale pensare di trasferire equilibrio e ordine nelle menti dei giovani del futuro” – dichiara Anna Foglietta, attrice e fondatrice di Every Child Is My Child ETS collegata in diretta da Roma durante l’apertura. “È un investimento sociale e politico necessario, soprattutto per il popolo palestinese, che parla di costruzione e visione. le bambine e i bambini sono nate e cresciute sotto assedio e bombardamenti, e credo che sia arrivato il momento di occuparsi di loro, aiutandoli a trovare la fiducia per una vita ancora possibile. Noi di ECIMC, insieme a Soleterre, siamo qui per questo”. 
Per garantire qualità scientifica, coerenza metodologica e aggiornamento continuo delle pratiche cliniche, è stato istituito un Comitato Scientifico italo-palestinese composto da esperti in psicologia dell’emergenza, salute pubblica, pediatria e diritti umani. Il Comitato accompagnerà lo sviluppo del Centro, promuoverà attività di ricerca-azione sul campo e rafforzerà il dialogo tra la comunità scientifica e il contesto locale, affinché ogni intervento sia efficace, culturalmente sensibile e rispondente ai bisogni reali dei bambini e delle loro famiglie.
 Tutto questo è possibile grazie al sostegno di chi crede nella cura come diritto e nella scienza come strumento di giustizia.
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